di fra Mauro – Rimanevo affascinato, la scorsa settimana, nel visitare il Mercato Metropolitano di Londra, a pochi passi da Piccadilly Circus, uno spazio di comunità che fa della buona cucina un’occasione di integrazione umana e di inclusione sociale.
Il cibo, cioè, diventa lo strumento di condivisione e socialità, luogo di comunione aldilà delle barriere, così come è stato concepito qualche tempo fa a Milano.
Era il 2015, anno in cui l’ex scalo ferroviario dei Navigli accoglieva, per 15.000 mq, il Mercato metropolitano aperto in occasione dell’Expo. Un nuovo modello di acquisto e di consumo sostenibile abbattendo la filiera della distribuzione per offrire prodotti freschi e di qualità.
L’innovazione progettuale, allora, fece sì che il mercato non fosse dismesso a chiusura della esposizione universale ed è pertanto che l’area milanese tra lo scalo di Porta Genova e dei Navigli, ha subito un processo di graduale rigenerazione socio-urbanistica.
Nelle grandi Città europee sta accadendo, appunto, che luoghi di secondario rilievo, a volte misconosciuti, stanno divenendo hotspost sociali, cioè luoghi di frontiera capaci di fare da volano per promuovere cultura, creatività, pensiero.
L’avvio dei processi di cambiamento sociale, a nostro avviso, può trovare nelle periferie urbane dei contesti di particolare interesse quando si crea convergenza di istanze e risorse ossia quando il bisogno non schiaccia più sull’emergenza del presente ma apre al desiderio andando aldilà delle apparenze.
Cogliere le risorse insite nelle periferie è un aspetto di basilare importanza per attivare percorsi di generatività sociale. Ciò non significa edulcorare la realtà e neppure svalutare le problematiche ma assumere una prospettiva differente, guardare quel che altrimenti rimarrebbe nascosto.
Si pensi, ad esempio, quanto diffente è la capacità di tenere legami sociali e tessere relazioni vis a vis, esperienze di condivisione a corta distanza, rispetto alla frammentazione propria di aree più agiate in cui la spinta consumistica porta a stili di vita sempre più individualistici e dal carattere onnipotente.
In questi giorni Danisinni aprirà XRivista un’officina editoriale ed artistica sviluppata sul territorio. La piazza, le case, la fattoria, la biblioteca saranno luoghi di incontro e confronto, di narrazione e ricomprensione, apertura al nuovo e custodia della propria identità, costruzione condivisa del prossimo futuro di Danisinni. Nel mentre, già fin d’ora, abbiamo il nostro piccolo mercato fatto di prodotti raccolti nel campo e cucinati in fattoria, libri scelti in biglioteca ed approfonditi comunitariamente nell’orto, in chiesa Sant’Agnese o in piazza. Luoghi ulteriori di confronto quali le taverne, la trattoria Spedito o la pizzeria La Grotta.
Si avvicenderanno, nel mentre, artisti che costruiranno una trama di colori e di storie, musicisti ed attori per gli spettacoli del 2, 9 e 15 settembre. Per proseguire, poi, con la gara di cucina autoctona del 21e, subito dopo, la discesa in fattoria da parte del Teatro Massimo con l’Opera Elisir d’Amore che andrà in scena il 22 e 23 settembre sera.
Danisinni, tempo di riflessione e di festa, tempo di ricerca e azione…