La celebrazione dell’Immacolata Concezione, tanto cara alla Comunità di Danisinni, ci permette di sostare sul rapporto che Dio intesse con la creatura e come la Sua opera possa continuare ad intrecciarsi con l’agire umano. Non si tratta di stravolgere la storia o di fare voli pindarici che mostrino aureole secondo criteri di perfezione astratti. La santità non è questione di perfezione ma di relazione e questa parte sempre dal dato di realtà.
Chi pretende di essere perfetto e ammirabile organizza la propria esistenza in modo autoreferenziale chiedendo a se stesso prestazioni di sempre maggiore eccezionalità, una atarassia che racconta come nulla può toccare la sua esistenza, ormai imperturbabile e pacificata.
Chi vive la relazione con Dio, invece, si apre alla passione per l’umano, vive tutto il travaglio dovuto al peccato che lo circonda o in cui può cadere, combatte ma confida nella signoria di Dio e cioè nell’essere da Lui sostenuto e portato alla vittoria.
Maria viene chiamata a qualcosa di inaudito ed è così per ogni chiamata. Il limite dell’umano si confronta con la possibilità di Dio, ossia con il Suo desiderio di portare oltre la creatura. Ciò è possibile nella misura in cui ciascuno, con onestà, si riconosce vulnerabile e bisognoso della relazione con Dio. Maria il turbamento iniziale, proprio di chi si confronta col dato di realtà, si fida dell’interlocutore e della Parola che le viene consegnata.
La vita cristiana è sempre un ripartire da Dio, dalla Sua misericordia verso l’essere umano, altrimenti non potrebbe esserci liberazione ma solo senso di colpa. Ai nostri giorni sono tante le frange fondamentaliste, anche all’interno della chiesa cattolica, che presentano istanze di perfezione formale e di pratiche esteriori prive di relazione intima con il Signore e, di conseguenza, con il prossimo che è nel bisogno. Quel che accadrà poi in Maria, attraverso il concepimento per opera dello Spirito Santo, non è da assumere con uno sguardo moralistico che considera meno “puro” il concepimento frutto dell’unione di un uomo con una donna. Piuttosto è da leggere come capacità dell’agire di Dio che genera vita divina in chi l’accoglie pienamente.
La solennità dell’Immacolata nella figura di Maria ci mostra il disegno originario di Dio, la dignità data a ciascuno prima del peccato delle origini. Una dignità che in Maria è stata preservata e che viene restituita a ciascun vivente attraverso la grazia del battesimo. La vita rimane combattimento per tutti, lo sappiamo bene. Il punto nodale sta nel decidere come affrontare la battaglia, con quali armi e da che parte stare.
Anche se Immacolata Maria dovrà rispondere liberamente e viene visitata nella sua quotidianità così come accade per ogni essere umano. Dio si fa presente lì dove si trova la creatura e in quella storia che ciascuno vive prospetta una via nuova. L’essere umano di ogni tempo è chiamato a destarsi dal sonno, il torpore della rassegnazione proprio del “si è sempre fatto così” o del “non c’è più nulla da fare”, e a lasciarsi sorpredere dalla proposta di Dio.
Noi a Danisinni e ciascuno nel posto e nel tempo in cui vive viene visitato da Dio, la sua Opera non è terminata. Comprendiamo bene che non si tratta né di passivizzazione e neppure di delega, Lui agisce attraverso il “si” di ognuno. Questo è possibile se riconsocendoci figli possiamo avere fiducia del Padre che guida la storia aldilà dei compromessi e della corruzione umana.
Un “si” fiducioso può contribuire a restiutire dignità e bellezza a questo mondo. Grazie Maria.