Stiamo attraversando giorni di particolare fragilità per la convivenza umana, la relazione viene subordinata agli interessi di potere e l’umano ridotto a merce di scambio.
Lasciano inquieti i pronunciamenti del neopresidente degli Stati Uniti Trump il quale mette in discussione diritti e riconoscimenti internazionali che regolavano e garantivano valori di giustizia, libertà, solidarietà ed uguaglianza in tutto il mondo. La rottura dei patti sul clima, l’uscita dagli accordi internazionali, l’ordine di revoca dello ius soli che permetteva alle persone nate negli Stati Uniti di ottenere la cittadinanza, così come la corsa agli armamenti e all’espatrio degli immigrati fino alla negazione del sistema di sorveglianza per la protezione dei dati personali di tutti i cittadini, sono segnali di un cambiamento che marginalizza i più fragili e le generazioni future, espropriandoli del diritto ad essere protagonisti della propria storia e delle scelte personali.
Il clima di incertezza ed il senso d’impotenza pare sovrastarci e, a maggior ragione, abbiamo bisogno di sostare per dedicare spazio alla riflessione e alla risonanza interiore e, di conseguenza, fare scelte di campo necessarie per compartecipare e difendere la vita degli ultimi.
Nella pagina del Vangelo di questa domenica (Lc 1, 1-4; 4, 14-21) troviamo Gesù che si alza per leggere – in greco “riconoscere” – la Parola. Riconosciamo quello che ci appartiene anche se è la prima volta che lo vediamo, ciò che risuona interiormente perché rivela un’affinità con la sensibilità che ci costituisce. Al contempo il riconoscere permette di illuminare, dare senso e ricomprendere quello che viviamo o desideriamo approfondire.
La Parola svolge questa funzione, “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” recita il Salmo 118 indicando la luce necessaria per individuare i passi del quotidiano. Oggi questa luce è annebbiata perché la nostra mente è distratta da un continuo zapping informatico che fa navigare tra le notizie del web a velocità estreme che, di fatto, lasciano inconsapevoli sui contenuti letti.
La modalità multitasking solo apparentemente è virtuosa, in realtà aumenta la produzione di cortisolo e di adrenalina procurando stress mentale ed impulsività. Si ingenera una sorta di circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina che porta a cercare continui stimoli esterni perdendo la capacità di concentrazione. Coltiviamo distrazione, dunque, e questo ci rende privi di stimolare i centri del pensiero di livello superiore – collocati nella corteccia prefrontale – i quali ci permettono di fare scelte consapevoli e rispondenti alla nostra visione di vita, ai “passi” capaci di generare autenticamente bene.
Tornando al Vangelo la luce è data dalla Parola che illumina la storia concreta di ciascuno e del popolo tutto. Non si tratta di un processo estetico ma di assumere la Parola fino a farla diventare esperienza di vita, identità personale. Gesù offre un’ulteriore chiarificazione: la Parola si realizza nell’oggi perché accoglierla procura un immediato effetto. Lui già vede realizzarsi il lieto annuncio della liberazione dei prigionieri, della vista ai ciechi, della libertà agli oppressi, in essi sono racchiusi gli ultimi del mondo di ogni tempo, l’umanità fragile bisognosa di riappropriarsi della vera dignità di figli di Dio che con la Pasqua sarà rivelata in modo pieno. Lui è venuto a portare questo compimento e a tradurlo in comunione offrendo la propria vita.
La schiavitù e la cecità sono collegati perché chi è schiavo non riesce a leggere la realtà in quanto privo di Luce. Il cambiamento avviene quando la Parola è accolta “nelle orecchie” cioè l’ascolto genera vita nuova, postura esistenziale.
L’esperienza che ne matura è quella della condivisione che si oppone ad ogni sorta di oppressione e sottomissione dell’altro. Chi sta accanto è colto come fratello e non come rivale ed è questo sguardo che segna l’anno giubilare di riscatto e liberazione.
Oggi facciamo memoria di santa Maria di Gesù Santocanale. Lei nello scorso secolo ebbe a spendersi con fare materno per la custodia e la cura dei piccoli sia a Palermo che a Cinisi. Restituì la liberazione agli oppressi e a quanti erano schiavi donando la luce attraverso la condivisione dei suoi beni e il suo servizio. Stando alla presenza di Gesù Eucarestia, infatti, attingeva la forza della comunione che la portava a farsi “pane spezzato” e tenera madre per quanti avevano bisogno di luce vera. Lei è testimone del Vangelo di oggi, la Parola si compie attraverso quanti l’ascoltano con cuore sincero e si lasciano portare dalla luce che è dono del Cielo. Ogni cristiano non dona solo se stesso ma ciò che è diventato nutrendosi della Parola e del Pane eucaristico: presenza del Dio vivente.