In tutto il mondo il 14 febbraio viene celebrato come la festa degli innamorati eppure, più che dell’autenticità dell’amore, sembra trattarsi di una ricorrenza presa in ostaggio dalla spinta ai consumi. Quando la bellezza della relazione amorosa viene misurata dal costo dei regali o dalle giornate di evasione realizzate, l’amore diventa il luogo dell’avarizia e del possesso, l’espressione dell’egoismo anziché del dono. Un simile fare autoreferenziale esula da tale sentimento e fa cadere nel compromesso di convenienza che nutre sessualità, gelosia, seduzione, potere, sottomissione, come ambiti camuffati d’amore.
La frammentazione interiore e la solitudine dei nostri giorni, sono il frutto di questa esperienza di superficie secondo la quale è stata compresa la relazione amorosa seguendo lo slogan, diffuso negli anni ’90, “Va dove ti porta il cuore”.
Di fronte ad una visione volubile dell’amore, piuttosto, crediamo che sia necessario ritrovare l’integrità del sentimento che è frutto dell’accoglienza e dell’ascolto profondo che muove verso una scelta di donazione rinunciando agli innumerevoli altri “mondi” possibili. L’amore procede per desiderio e questo è il frutto dell’attesa e della ricerca, della sosta per approfondire il fascino dell’altro.
L’agito fondato sul sentire epidermico, invece, porta a cogliere “l’attimo fuggente” ma non a nutrire la relazione amorosa, e procura un vuoto esistenziale che è ben diverso dalla mancanza dell’altro perché questa scaturisce dal legame.
Se sant’Agostino commentando la lettera giovannea poteva affermare “Ama e fa quello che vuoi”, è perché l’amore orienta verso una direzione rifiutando il compromesso che altrimenti lo contaminerebbe. San Valentino vescovo, infatti, fu martirizzato perché non rinunciò alla sua fede, la stessa fede con cui benedì le nozze tra un centurione romano convertito e una donna cristiana. L’amore fa affrontare anche la minaccia della morte, se è il caso, come leggiamo nel Cantico dei Cantici (8, 6-7): “perché forte come la morte è l’amore, le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo”.
Come, dunque, custodire tale passione così dirompente? Il Vangelo ci dice che dipenderà dalla purezza del cuore e non si tratta di una lettura moralistica dell’esistenza ma della capacità di lasciarsi attraversare dalla ferita dell’amore mantenendo il legame. Due amanti, infatti, hanno tra loro una conoscenza che va oltre le apparenze e che resiste al mancato compiacimento, è l’esperienza che rende vulnerabili l’uno all’altro aprendosi generosamente al bene altrui. La scelta per amore, infatti, rende dimentichi di se stessi fino al dono della propria vita per l’altro.
È quello che ci viene mostrato nel Vangelo (Mc 1, 40 – 45) di questa domenica. Un lebbroso si reca da Gesù supplicando di guarirlo, è una richiesta che muove a compassione il Signore e cioè gli procura un moto viscerale che non tollera il morire altrui. La cultura ebraica vedeva nella lebbra l’esperienza mortifera anche dal punto di vista spirituale come a cogliere una distanza da Dio oltre che dall’accampamento, Gesù reagisce a questo rischio di distruzione di una persona e si fa prossimo perché ama. Gli si avvicina e lo tocca rivelando il Suo compromettersi pienamente con l’umanità ferita. Poco dopo lo troveremo costretto a stare fuori dalla città in un luogo deserto come ad indicare che è Lui, adesso, il contagiato.
Questo è il linguaggio dell’amore che rimane fedele nonostante tutto. In realtà l’uomo guarito non ha rispettato quanto il Maestro gli aveva indicato e cioè di andare dal sommo sacerdote per essere nuovamente accolto nella comunità, ma, tacendo che era stato Gesù a guarirlo! Il lebbroso, invece, aveva raccontato in giro di quell’opera, forse si tratta di un fare euforico alla ricerca di protagonismo ma di certo così sciupava l’intimità del dono e della relazione con il Signore e, inoltre, metteva a repentaglio la vita stessa di Gesù.
Il dono d’amore non sempre viene corrisposto ma il Signore non torna sui suoi passi, continua ad amare sino in fondo. Anche sulla croce continuerà a proferire parole di perdono e di accoglienza in paradiso. L’amore non ha un prezzo e se è autentico rimane tale sino in fondo.