La liturgia di questa domenica ci rimanda al valore delle parole e del tempo per restituire autorità all’esistenza di ciascuno. A pensarci bene abbiamo potere solo sull’oggi che ci è dato da vivere, ed è nelle scelte del presente che si esprime il racconto inedito della propria vita.
Diversamente molti continuano a rimandare le decisioni importanti affidandosi ad un certo fatalismo o inseguendo una felicità riposta su un illusorio futuro.
Li troviamo, ancora, a trascorrere i propri giorni in un continuo affanno volto a costruire un domani ideale attraverso mire di potere, di ricchezza e di successo. Ed è così che finiscono con lo sperimentare un tempo troppo pieno e cioè ad essere come un contenitore da riempire con ogni sorta di cose da fare in modo da sentirsi appagati, oppure a percepire il tempo come troppo vuoto e cioè privo di parola e di sapore.
In questi casi l’ansia e l’angoscia sono i sintomi di un disagio che lascia la persona sempre più debole ed impoverita cercando nella fuga dal momento presente il rimedio praticabile attraverso lo sballo o l’oblio depressivo. Ciò, a nostro parere, è la diretta conseguenza del consumismo dei nostri giorni in quanto la felicità viene prospettata in quel che non si ha e ciascuno viene spinto ad una corsa sempre più inappagabile.
Riteniamo, inoltre, che la perdita di valore del presente è dovuta anche al depotenziamento della parola. Assistiamo a tante parole vuote, proferite per secondi fini e non per la consapevolezza di quel che significano realmente. Quando la parola perde il suo peso il presente diventa evanescente e si dissolve così come il contenuto della parola appena pronunciata.
È importante restituire identità narrativa alle proprie esistenze e ciò è possibile se il presente riacquista il valore dell’esserci, e non significa schiacciare l’esistenza in un eterno presente, come se la vita fosse l’appagamento di un momento, ma riuscire a godere di quel che si è ora e di come si sta affrontando il quotidiano con tutto il carico che esso comporta.
Per comprendere questo passaggio è necessario venire fuori da un ideale di perfezione che vede l’esistenza proiettata in una sorta di appagamento fatto di ricchezze, potere e successo. La felicità, piuttosto, è dettata dal senso delle cose che si vivono e dall’identità narrativa che ciascuno sperimenta.
Tale esperienza è frutto dell’ascolto della Parola di Dio, essa nutre e rigenera, dona significato e orizzonte di vita. Ogni parola, in realtà, porta con sé un potenziale straordinario e le parole dette possono procurare estrema gioia o ferire fino al dolore. La parola ha già in sé il potere di procurare un cambiamento interiore e, in modo del tutto peculiare, la Parola di Dio se accolta produce una trasformazione che, man mano, cambia il sentire ed il pensiero della persona.
L’evangelista Luca a principio del Vangelo di oggi racconta di come ha raccolto la testimonianza di testimoni oculari, cioè i primi discepoli che sono stati trasformati dalla Parola che hanno accolto. Ancora prima di loro Maria ha concepito perchè ha accolto la Parola di Dio e questa esperienza del tutto unica ha un’assonanza con quella che fa ogni cristiano quando si lascia abitare dalla Parola che ascolta. È questa la forza della liturgia eucaristica che raduna settimanalmente i cristiani sparsi nel mondo.
In questa domenica, ancora, ascoltiamo Gesù che in un contesto assembleare, quale era la liturgia al tempio, afferma che “oggi” quella Parola di liberazione dei prigionieri e di riscatto dei poveri si sta compiendo attraverso di Lui. Ecco, il cristianesimo introduce il “tempo pieno”, il quotidiano è già esperienza della visita di Dio.
A poco vale il rimanere ripiegati sul passato nutrendo nostalgie o rimpianti, il presente diventa l’occasione per l’agire di Dio attraverso la propria risposta di vita. Oggi che ricorre il giorno della memoria, quando nel ’45 le truppe sovietiche scoprirono il campo di concentramento ad Auschwitz è importante fare memoria affinchè il nostro quotidiano possa essere già scoperta, senza più rassegnarsi a quel che non è più o a quello che sarà, è l’ “oggi” ad essere consegnato alla nostra vita.
Nel mentre la nave Sea Watch rimane ormeggiata ad un miglio da Siracusa e la Parola rimane ancora in attesa di ascolto…