La Policy sottoscritta da tutti gli aderenti alla Comunità di Danisinni ETS ha l’obiettivo di tutelare il diritto alla protezione e a dare voce ai ragazzi e alle ragazze nella costruzione di ambienti educativi e di crescita sicuri e tutelanti.
Partecipare, da parte degli operatori, significa condividere la responsabilità nel dare loro voce e nell’osservare quanto potrebbe rivelare fattori di criticità nella tutela dei minori.
La partecipazione dei minori, nella nostra visione pedagogica e nella nostra prospettiva etica, si traduce nell’effettivo coinvolgimento nella progettazione delle attività, nell’ascolto dei loro bisogni e proposte, nel garantire l’accesso alle informazioni sui progetti in modo da potere scegliere se e in che modo partecipare alle diverse attività proposte garantendo loro lo spazio di espressione delle proprie idee con fare consapevole e critico.
Secondo questa prospettiva i minori sono resi attori protagonisti dell’intero processo progettuale e, dunque, portatori di contributi e modifiche volti alla loro tutela.
Che cos’è una Child Safeguarding Policy e perché la Comunità di Danisinni aderisce?
La responsabilità educativa che la Comunità assume vuole rimanere attenta a prevenire ogni sorta di rischio in materia di abusi, maltrattamenti o condotte inappropriate. I bisogni educativi cominciano con il riconoscimento della unicità e con il rispetto dei diritti di ciascuno e, dunque, è compito della nostra Organizzazione che accoglie minori garantire questa postura educativa.
Con il termine anglosassone Child Safeguarding si intende proprio la responsabilità di un’Organizzazione nel minimizzare il rischio di nuocere, anche involontariamente, e di rispondere in maniera adeguata e tempestiva qualora emergessero preoccupazioni o sospetti circa la sicurezza di un minorenne o il comportamento di una persona adulta.
Già nei primi anni 2000 sono stati definiti i primi standard di Safeguarding, ovvero quei livelli minimi di azioni e procedure che ogni organizzazione dovrebbe mettere in campo per garantire un’efficace tutela ai bambini e alle bambine con le quali entra in contatto.
L’avvio di questa importante riflessione a livello internazionale è stato determinato dall’emersione di numerosi casi di abusi e violenze messi in atto ai danni di minori ai cui erano destinati gli aiuti da parte delle organizzazioni. Ad oggi questi standard minimi sono utilizzati come riferimento e guida a livello internazionale e richiesti come criteri minimi anche per poter accedere alla maggior parte dei fondi europei.
Una policy di Child Safeguarding è, quindi, per definizione: un insieme di prassi e di procedure volte a prevenire e rispondere a potenziali situazioni di abuso e condotte inappropriate.
La policy è sostanzialmente un insieme di regole e procedure?
Sì, ma non solo. La policy è in primo luogo un modo per raccontare un posizionamento della Comunità riguardo la protezione dei e delle proprie beneficiarie, in particolare se minorenni, per esplicitare ruoli e responsabilità per condividere con tutto il personale e beneficiari/ie, informazioni e strumenti. L’obiettivo non è identificare la potenziale mela marcia, ma lavorare per creare un ambiente sicuro e un clima organizzativo aperto e responsabile.
La Comunità di Danisinni ETS, come le altre organizzazioni partner di Traiettorie urbane, insieme alla Fondazione EOS, Edison Orizzonte Sociale, hanno deciso di intraprendere un percorso volto alla costruzione di una propria policy e hanno scelto di farlo partendo da un’approfondita analisi e riflessione sul proprio ruolo, sui rischi connessi, sull’uso consapevole di quell’asimmetria di potere insita nella relazione educativa. Tutto questo percorso è stato poi tradotto ed esplicitato nella policy e ad oggi messo in pratica in ogni azione progettuale.
A cosa serve coinvolgere direttamente i ragazzi e le ragazze in questo sistema di tutela? Perché non è sufficiente che tutto il personale sia consapevole e coinvolto?
Se da un lato è fondamentale che tutto lo staff impiegato a qualsiasi titolo nel settore educativo sia consapevole del fenomeno dell’abuso, del comportamento che ci si attende e delle modalità per segnalare e gestire potenziali abusi o condotte inappropriate, dall’altro è altresì importante che anche chi beneficia direttamente o indirettamente delle nostre azioni progettuali (bambini, bambine, adolescenti, famiglie, il territorio e le istituzioni con le quali si collabora o all’interno delle quali si svolge il nostro intervento) siano consapevoli dell’impegno dell’organizzazione su questo fronte.
Ciò è dovuto per diversi motivi: per contribuire allo sviluppo della consapevolezza dei loro diritti, in primis quello alla protezione; perché è un loro diritto sapere cosa possono aspettarsi dal personale impiegato nel progetto e su come eventualmente segnalare una condotta inappropriata; perché si sentano sempre sicuri/e e protetti/e nei progetti che li/e coinvolgono e per comunicare loro l’impegno di tutto il personale nel garantire questo diritto; per metterli/e realmente in grado di segnalare ogni preoccupazione o disagio in un modo per loro idoneo e sostenibile.
Per garantire tutti questi obiettivi è necessario un approccio di sistema che preveda procedure coerenti per selezionare, formare e supervisionare lo staff, e strumenti volti a garantire che le informazioni, circa il comportamento da attendersi, le responsabilità e i ruoli, siano chiare e diffuse per beneficiari e famiglie, e che in ultimo tutto il personale sappia come contribuire nel rendere sicuro e tutelante qualsiasi contesto, a partire dai ragazzi e le ragazze.
Dando la priorità a questi elementi, la Comunità di Danisinni ETS, tramite il progetto Traiettorie Urbane, garantisce che ragazzi e ragazze siano protetti/e dai pericoli e abbiano voce in capitolo nel plasmare il proprio futuro e, inoltre, si impegna a informare loro e le rispettive famiglie per un processo di sensibilizzazione e di condivisione delle reciproche responsabilità.