Qualcuno potrebbe pensare che il racconto di una ragazzina di dodici anni ha poca importanza, addirittura assurgerla a modello di vita è fuori luogo considerato che la storia usualmente viene descritta nel nome di valorosi e potenti personaggi. Assumere a valore il rifiuto di una vita facoltosa e ricca di fasti pare una follia
Eppure la Comunità di Danisinni è orgogliosa di avere come patrona sant’Agnese, una ragazza del III secolo, proveniente da una famiglia patrizia convertita al cristianesimo. Orgogliosa di avere come riferimento una piccola che ha disprezzato la logica del potere perseguendo la causa del bene e dell’amore che ha imparato dal Maestro a cui ha consegnato la vita.
Lei, infatti, non si lasciò corrompere dalle lusinghe del figlio del prefetto di Roma che cercò di prenderla con sé quasi come fosse un oggetto di cui pregiarsi.
Non ebbe un prezzo la vita di Agnese anche quando fu minacciata di essere esposta all’aggressione altrui dopo essere stata denudata nel circo agonale. Neppure le fiamme poterono sfigurarla e, per chi vede oltre, neanche il colpo di spada alla gola riuscì a rendere vana la sua vita.
Come ogni martire Agnese ci mostra il motivo per cui visse e non tanto quello per cui morì. Il sentirsi profondamente legata a Dio era il frutto dell’amore e la fedeltà, quella autentica, non può essere riscattata con nessuna offerta.
Quando cinquant’anni fa il cardinale Ruffini scelse questa santa per intitolare la nuova parrocchia nella chiesa che già da secoli persisteva a Danisinni con il titolo di Gesù, Maria e Giuseppe, forse non immaginava la preziosa corrispondenza che accomunava la ragazza santa ed il piccolo rione palermitano. Lei una “piccola” che manifestò la sua forza proprio perchè capace di attraversare le lusinghe così come le minacce, senza mai lasciarsi fuorviare da quello che davvero contava per la sua esistenza.
In modo analogo il quotidiano della nostra Comunità porta un grave carico di fatica e difficoltà ma la fiducia nella Provvidenza è grande. La fiducia nel Cielo è quel che regge la vita dei piccoli e questo diventa motivo di comunione e condivisione, di gratuità e di consolazione. Lo attestano in tanti quando in momenti drammatici delle giornate concludono dicendo: “E che dobbiamo fare? Abbiamo solo Dio che ci protegge!”.
Oggi durante l’offertorio della Messa, quale segno dell’offerta di vita che desideriamo fare, abbiamo portato alla mensa un agnello della nostra fattoria. Lui mite e silenzioso si è lasciato portare e ci ha ricordato il Maestro che così ha affrontato la Sua pasqua mostrandoci come si dona la vita sino alla fine, per amore.
Il martirio allo stesso modo non è il fine ma rimanda al senso di ogni cosa. Agnese non morì per volontà di Dio ma per volontà di vili giudici e aggressori. Però morendo in quel modo, rimanendo nell’amore, ha compiuto la volontà di Dio.
Come i “piccoli” della Scrittura, Danisinni ha Dio come unico custode e allora Agnese ricorda a tutti che confidare in Lui è punto di partenza per affrontare ogni cosa. Non si tratta di fideismo passivo ma di riscatto e resistenza che rende possibile la trasformazione solo quando si accoglie il dono del Cielo.
Un ulteriore segno ci accomuna: sant’Agnese è la patrona dei giardinieri e degli ortolani e proprio la valorizzazione della terra di Danisinni, con la coltivazione dei suoi campi e la cura del creato, è il segno quotidiano che esprime la possibilità di cambiamento e l’avvio di processi di umanizzazione offerti alla Città. Certo, per comprendere la bellezza di Sant’Agnese è necessario andare oltre le apparenze!