Guardando le terribili immagini della guerra in Palestina mi rendo conto di come spesso la memoria non è custodita e l’umanità continua a serbare rivendicazioni per nutrire ragioni di morte, ma la morte non ha mai ragione perché ciascuno è fatto per aprirsi all’eternità.
Organizzare la propria esistenza attorno all’evitamento pare essere la regola dei nostri giorni. In primo luogo si persegue un preciso evitamento dei propri errori nutrendo una cospicua idealizzazione di sé, poi si evita di scomodarsi per prendersi cura dell’altro e si anestetizza il cuore chiudendosi nella indifferenza e, infine, si evita di perdonare nutrendo rancore quale forza della vita. L’evitamento per eccellenza è quello del pensiero della morte per cui in tanti pianificano i giorni alla ricerca di immortalità quale affermazione di sé attraverso il successo e le opere compiute!
Il cammino quaresimale ripropone un rientro in se stessi arrivando a coltivare una memoria grata, questa domenica è detta laetare in quanto Gerusalemme è chiamata a rallegrarsi per il ritorno dall’esilio e, dunque, perché Dio ha perdonato. Recuperare una memoria grata, dunque, significa uscire dalla colpevolizzazione che potrebbe portare all’evitamento e alla idealizzazione di sé e, ancora, uscire da un vittimismo nostalgico che fa dei ricordi un rammarico rispetto a quello che si poteva fare e non si è fatto.
La memoria che sana è quella capace di guardare in alto riconoscendo la fedeltà di Dio malgrado le proprie mancanze, vedere l’amore del Cielo che non tramonta e rimane aldilà delle tempeste della vita.
Ad Israele nel deserto viene proposto di guardare il serpente di bronzo che ricordava il proprio peccato e cioè quando il popolo aveva mormorato contro Dio smarrendo la propria direzione e, così, finendo in un luogo di morte perché irto di serpenti. Ora la misericordia di Dio dona la guarigione ma è bene tenere memoria di ciò che uccide altrimenti si rischierebbe di banalizzare il Bene ricevuto. Il perdono, dunque, va custodito perché così può continuare ad operare perché apre ad una relazione viva di accoglienza e dono.
La memoria grata non può chiudersi nell’egoismo di prima o nella falsa immagine di Dio causa di ogni male come ricorda il passo della Genesi. È esperienza dell’amore del Cielo dove lo sguardo del Creatore è riconosciuto per il Suo desiderio di felicità per l’umanità tutta.
La menzogna che reggeva il peccato delle origini, infatti, suggeriva un’immagine minacciosa di Dio che poteva togliere, anziché donare, la vita. La visione piena sarà restituita dalla croce di Cristo, anche Lui posto in alto per svelare fino a che punto l’amore del Padre è capace di perdono.
Lo sguardo rivolto verso la croce per ogni cristiano è motivo di gratitudine e consegna di ogni carico, è consolazione profonda perché l’amore è arrivato a toccare ogni oscurità dei meandri umani portando la Luce che non ha tramonto. Tutto questo, privo della fede, rimane teoria incomprensibile, dottrinarismo vuoto e privo di concretezza.
La fede è possibile in un cuore umile che smette di ragionare in termini meritocratici e individualistici dove a ciascuno è detto di conquistare il potere della vita. L’immagine della torre di Babele esprime simile pretesa che alla fine confonde gli animi generando frammentazione ed illusione di vita.
Non distinguerei il credente dal non credente: a ciascuno è dato di credere in qualcuno o qualcosa ma una sola è la via che porta alla libertà che procura felicità piena, tutto il resto è fallace…