Non è possibile prendersi cura delle questioni restando spettatori, guardando dall’alto quasi imperturbabili quel che succede. A fronte di un criterio di neutralità, a nostro avviso impossibile quando si parla di persone, tipico delle analisi e degli sproloqui dei nostri giorni, la via cristiana procede per contaminazione ossia per immersione nella vicenda umana al fine di riscattare l’esistenza ferita.
Ciò comporta tradire aspettative e precomprensioni perchè quando ti chini sulla realtà tutto può rivelarsi in modo profondamente differente. È quel che accadde a don Oscar Romero vescovo di San Salvador martirizzato nel 1980 e canonizzato nello scorso mese di ottobre.
Don Oscar che al momento della sua nomina episcopale aveva una linea moderata nei confronti dei latifondisti della regione, minimizzando le soppressioni operate dagli squadroni della morte, ben presto si rese conto della grave ingiustizia sociale che gravava sul popolo salvadoregno e di come ogni sorta di ribellione o denuncia veniva immediatamente punita con la violenza. Lui rifiutò di ricevere in dono l’edificazione di un palazzo vescovile e scelse di trovare alloggio in un ospedale insieme ai malati che vi si trovavano ricoverati. E quando di fronte alle opere di repressione compiute con il massacro di innumerevoli civili ebbe ad esortare i militari dicendo “Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”, il giorno dopo fu ucciso mentre celebrava Messa.
È una storia di contaminazione umana al pari di padre Amaro Lopes, giovane parroco della chiesa nella giungla di Anapu in Amazzonia, che lo scorso marzo è stato arrestato perchè difendeva i diritti della gente povera della sua Comunità. In quei contesti fino ad alcuni anni fa i difensori dei diritti umani venivano eliminati, così come è stato nel 2005 per suor Dorothy Stang, ora con accuse pretestuose vengono arrestati e in questo modo messi a tacere.
Il Vangelo del Battesimo del Signore proprio in questa domenica ci riporta alla immersione di Gesù nelle acque del Giordano. Un gesto che segna la fine di un criterio retributivo che vedeva l’uomo di religione pensare che doveva meritarsi la benevolenza di Dio. Una comprensione, quella, retta da un’immagine di un Dio giudice che stava a controllare e punire l’agire umano.
Il battesimo del Signore è piuttosto epifania del cuore di Dio, Lui si china sull’umanità ferità dal peccato e cioè che ha perso la relazione con il Cielo per incontrarla e rivelare il cuore del Padre. Già nel Natale avevamo contemplato il mistero del consegnarsi di Dio fino a nascere come noi per accostarsi alla nostra storia. Ora entra nei meandri più intimi dell’essere umano rivelandogli che dalle acque esistenziali del caos e della morte si esce e la via sta nel ritrovare la relazione con Lui. Non è più l’uomo “perfetto” a potere incontrare Dio ma l’uomo consapevole della propria vulnerabilità che si apre allo sguardo del Padre.
Il Cielo si aprirà e la voce del Padre rivelerà che lì c’è suo Figlio. Anche sulla Croce Gesù sarà riconosciuto quale Figlio di Dio e proprio dal Battesimo inizierà il suo cammino verso la Pasqua. Questa sarà il frutto della sua missione quotidiana fatta di incontro e di condivisione soprattutto con i più peccatori e gli emarginati della storia. Quanti lo accoglieranno saranno guariti e ogni momento dell’esistenza umana diventerà occasione per incontrarlo. Nel battesimo lo troviamo in fila con i peccatori e sulla croce lo ritroveremo in mezzo a due di loro, segno tangibile di come Lui si sia fatto prossimo alla fragilità umana.
Una nuova prospettiva di giustizia viene rivelata all’umanità intera, quella che parte dalla condivisione e dal sentirsi compromessi gli uni con gli altri. È la giustizia frutto dell’amore e della necessaria comunione per vivere e non il risultato della rivendicazione o, ancora, del potere. Non si tratta della giustizia codificata dalla “missioni di pace” dei nostri giorni ma, piuttosto, è quella che riconosce il diritto di vivere con dignità ad ogni popolo e di ogni cultura. È così che il Cielo viene a visitare la terra mostrando che tutto il resto è frutto della pretesa umana di fare a meno di Dio e, pertanto, destinato a fallire.