Cerca persone che vivono la comunione e sarai felice! Incontrarle significa essere usciti dalla logica individualistica che fa della vita un tribunale di cui si è giudici. Vede chi ha spostato il centro della propria visione e si è aperto alla luce che illumina le relazioni.
L’odierna pandemia con impatto scioccante ha definitivamente messo in crisi il modo di vivere la globalizzazione. È crollato il modello individualistico che pensava di potere creare comunità a partire dall’unità economica. L’avere sacrificato valori portanti quali il bene comune o il diritto al futuro, alla cultura, al lavoro, alla vita spirituale, in cambio di un utile immediato, ha svalutato la qualità dell’esistenza nel pianeta illudendo che ciascuno poteva salvarsi da solo e così trovare felicità e appagamento.
Il capitalismo finanziario, così come sottolinea papa Francesco, ha prodotto un’emarginazione che ha strappato a milioni di esseri umani la dignità di un quotidiano privo di stenti e alle nuove generazioni la possibilità di aprirsi al futuro. Lo scarto sociale ha schiacciato interi popoli su un piano immanente di sopravvivenza, cristallizzandoli in una continua emergenza per continuare ad esserci.
Il fenomeno sociale provocato dal confinamento ha fatto emergere tutto ciò e il distanziamento, piuttosto che custodire, è diventato luogo di inimicizia e di violenza nello stigmatizzare l’altro più fragile e di aggressione, almeno verbale, verso chi ha manifestato il bisogno di riconoscimento, di espressione o di solidarietà.
Stiamo facendo i conti con quello che resta e con il bisogno di attraversare questa tempesta emergenziale mantenendo lucidità su come rimanere coesi e non frammentarci ulteriormente. Di fatto, senza uno sguardo globale capace di custodire i piccoli, e cioè gli anziani, i bambini, e quanti hanno precarie condizioni di salute, non riusciremo ad andare oltre. Magari potremmo riuscire a superare l’emergenza Covid ma non superare l’anonimato relazionale che farà ripiombare in un continuo piano emergenziale, ora dovuto alle calamità naturali, ora alla mancanza di beni primari quali l’acqua e l’aria, perché insieme allo scarto umano questa postura esistenziale produce anche scarto naturale ferendo l’ambiente, distruggendo gli ecosistemi e avvelenando l’intero pianeta.
Eppure la solennità di questa domenica, Cristo Re dell’Universo, continua a rivelarci il vero potere che guarisce dal male dell’individualismo. È l’umile re che si fa servo di tutti, solidale sino a dare la vita per permettere quella altrui. È in questa postura relazionale che siamo chiamati ad entrare per affrontare l’esistenza.
Il Vangelo di oggi (Mt 25, 32 – 46) dà una coordinata essenziale: Gesù si identifica con quell’affamato che chiede nutrimento, con l’assetato che chiede da bere, con l’uomo nudo che chiede di essere vestito e col carcerato che attende di essere visitato. Lui si associa agli ultimi, a quanti abbisognano di relazione per tornare a vivere perché è solo dell’amore il potere di guarire. Lui si è fatto straniero, si è spogliato di tutto fino ad essere condannato come il più grave tra i malfattori perché nessuno potesse rimanere escluso da questo incontro: il Suo dono è per tutti.
Interessante notare che quanti lo hanno servito chiedono “Quando?”. È l’ordinaria quotidianità ad offrirci l’occasione per incontrare Cristo Re. Per riconoscerlo, però, è necessario uscire dall’attesa messianica di un salvatore prodigioso, potente e giustiziere e lasciarsi sorprendere dall’agire proprio dell’amore. Molti cercano la presenza di Dio in eventi miracolistici, nello straordinario che dovrebbe rivelare la grandezza del Cielo che sottomette la terra, ma la storia pasquale ci dice ben altro. È il morire per amore che traduce la vita pasquale, cioè l’esistere di chi è forte della comunione con Dio e lo riconosce fratello immergendosi nella storia umana con l’apertura propria del Cielo.
Ieri ho ascoltato una mamma avanti negli anni la quale tutto ad un tratto mi ha detto: “quando mi arriverà il vaccino lo darò a mio figlio così che lui possa certamente difendersi dal Covid. Io sono grande ma lui ha tanti anni dinanzi!”. Mi sono commosso, ecco il linguaggio dell’amore in cui ciascuno non sta più al centro di tutto.