Difendere la causa della riapertura dell’Asilo Nido “Galante”, per la nostra Comunità, è stato un obiettivo centrale perché l’Asilo costituisce il centro nevralgico di rigenerazione di tutto il territorio e, cioè, capace di generatività sociale che porta con sé nuova creatività in grado di trasformare le relazioni e l’ambiente circostante.
La ferita sociale che dal 2007, anno di chiusura del plesso, il quartiere Zisa-Danisinni ha sperimentato è stata di enorme portata, sia per le ricadute che ha avuto per le nuove generazioni ormai private di un servizio essenziale così rilevante e sia perché la chiusura del presidio pubblico ha bloccato la capacità di resilienza dell’intera piazza Danisinni che, man mano, è sprofondata in un sempre maggiore degrado urbanistico fino a rendere il giardino attiguo all’Asilo una discarica a cielo aperto.
Le periodiche promesse istituzionali di riaprire l’asilo, puntualmente smentite e, nel gennaio 2019, l’inquietante decisione comunale di demolire la struttura, avevano provocato una grave frattura tra Amministrazione e territorio con l’ulteriore conseguenza della vandalizzazione del plesso.
Sembrava davvero paradossale che, nel mentre che la Comunità di Danisinni cercava di promuovere il processo di rigenerazione urbana e di sviluppo locale e il Centro Tau continuava a contrastare la povertà educativa con molteplici proposte per i minori, la visione politica non riuscisse a comprendere la fondamentale importanza del presidio sociale rappresentato dall’Asilo Nido, arrivando a proporre un progetto radical chic forse suggestivo ma profondamente decontestualizzato: un giardino con elementi di arredo urbano.
I primi mille giorni di vita, sappiamo bene, costituiscono la base del processo educativo che accompagna i piccoli ad aprirsi ad un funzionale progetto di vita. Secondo questa prospettiva l’Agenda 2030, tra gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, si prefigge di costruire la resilienza delle fasce di popolazione più povere riducendo la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi estremi come quelli socio-economici e intende assicurarsi che tutte le ragazze e i ragazzi abbiano accesso ad uno sviluppo infantile precoce di qualità in modo che siano pronti per l’istruzione primaria e alla successiva scelta di istruzione secondaria libera e non condizionata dalla precarietà.
In un contesto emergenziale, dove la precarietà determina la priorità dei bisogni a cui dare risposta, i piccoli crescono con una spiccata intelligenza creativa e capacità di problem solving ma abbisognano del Nido per il supporto allo sviluppo sensoriale così come all’attaccamento sociale o allo sviluppo della capacità ludica e all’alfabetizzazione emozionale. Nel nostro territorio, dunque, gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono preclusi perché dopo l’esperienza pregressa, con fatica i bambini riescono a sostenere l’organizzazione della scuola primaria e l’indice di dispersione scolastica e conseguente povertà educativa è tra i più alti in Italia, così come ha evidenziato Save the Children.
L’abbattimento della struttura, inoltre, avrebbe ulteriormente contribuito al degrado urbanistico del rione ingenerando una speculazione indebita ed incontrollabile. Sarebbe stato vanificato il percorso di rigenerazione che ha portato a riqualificare spazi come la Fattoria comunitaria, il Borgo sociale o il Cortile del Buon Samaritano e che ora si sta aprendo alla piazza per restituire bellezza e dignità al paesaggio esteriore e, di riflesso, a quello interiore di chi vi abita. La cura dell’ambiente è strettamente correlata alla crescita della popolazione e la custodia dei piccoli, per noi, costituisce l’indice di riferimento per supportare l’autenticità del processo di rigenerazione.
Non potevamo, pertanto, arrenderci dinanzi a quella che sarebbe stata una grave ingiustizia che avrebbe privato le nuove generazioni del diritto al futuro e alla bellezza così come, successivamente, del diritto ad una casa sicura prospettando un intervento di riciclo abitativo per gli abitanti della piazza. L’Asilo non costituiva “semplicemente” un servizio essenziale ma la possibilità di un polo materno-infanzia capace di generatività sociale e, dunque, di creare connessioni e creatività per la cura delle persone e dello sviluppo territoriale. Un presidio civico, dunque, in cui interagire con i piccoli e tra adulti per creare spazi di pensiero e di azione condivisa.
Questa riflessione ha portato alla costituzione del “Comitato per la promozione del rione Danisinni e la riapertura dell’Asilo”, promosso dal Centro Tau e dalla Parrocchia Sant’Agnese, che esprime il sentire della Comunità Educante Territoriale Zisa-Danisinni.
Il Comitato, dopo avere avviato un tavolo di trattative con l’Amministrazione Orlando, si è fatto carico dell’onere di progettazione per studiare la fattibilità dell’adeguamento strutturale alla normativa antisismica. Grazie al supporto finanziario di Fondazione Con il Sud, Fondazione Sicilia, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Piano Terra e Save the Children, si è riusciti a sponsorizzare la progettazione che a giugno 2021 è stata recepita dal Comune di Palermo.
Finalmente nel mese di luglio 2022, dopo una lunga trafila burocratica e le elezioni amministrative, la ditta per lo smaltimento dei rifiuti speciali ha dato avvio ai lavori per bonificare il giardino e così permettere, nell’arco di qualche settimana, l’apertura del cantiere volto alla ristrutturazione dell’Asilo.
Inizia, ora, una nuova fase progettuale che coinvolge la popolazione locale nel pensare come “accogliere” la riapertura dell’Asilo. Uno spazio di pensiero per proseguire il processo di trasformazione sociale e connettere la vita della piazza a buone pratiche capaci di contribuire alle interazioni con il Nido e le persone che vi transiteranno.
Contestualmente il cantiere di realizzazione di un nuovo spazio comunitario, il Villaggio Circolare, preparerà una nuova via d’accesso pedonale alla piazza e l’avvio di servizi complementari alla vita sociale che si andrà incrementando.