di fra Mauro – Andando al di là delle apparenze ossia delle parate di circostanza quel che resta è la quotidianità, e una Città come Palermo misura la sua crescita osservando i tanti presidi sociali che, radicati nei Rioni, ogni giorno si coinvolgono con la gente del luogo per condividere fatiche e desideri.

Palermo accoglie significativi esempi dislocati nei territori. Pensiamo a Zen Insieme, a SOS Ballarò con Santa Chiara, Sant’Egidio al Capo, il Centro Valdese alla Noce, l’Opera don Calabria al Malaspina, il Centro Padre Nostro a Brancaccio, il Centro Tau tra Zisa e Danisinni, unitamente alla parrocchia Sant’Agnese e all’Associazione Insieme per Danisinni.

Queste sono soltanto alcune delle realtà che quotidianamente, senza “scruscio”, si spendono e trasformano la nostra Palermo.

Significativa per tutti è stata la testimonianza esemplare data da Falcone e Borsellino e poco dopo da Pino Puglisi. Quei boati hanno cambiato il volto delle nostre coscienze, hanno mostrato che sottrarsi alla propria parte, nella costruzione e nella custodia del Bene comune ossia accomodandosi nei propri piccoli interessi, equivale a rinunciare a vivere.

A questo processo di rigenerazione e desiderio di vita, il modesto e affascinante rione di Danisinni sta partecipando coinvolgendo, oltre alle realtà storiche del territorio, anche tanti altri amici che hanno fatto di Danisinni un luogo di convergenza in cui condividere i reciproci carismi.

L’antica pirrera, già paesaggio  di particolare fascino, si è traformata in fattoria sociale e, al suo interno, sta accogliendo il Circo sociale e il Museo che nella Ludobiblioteca ospiterà la collezione di Scritture d’Artista donate a Danisinni.

Domenica 27 maggio questi due nuovi spazi saranno inaugurati e presentati alla Città. Luoghi in cui arte e cultura troveranno un nuovo connubio per formare le nuove generazioni ed educare al bello e alla dignità dell’opera umana.

L’arte visiva, così come i murales che già adornano piazza Danisinni, esprime l’interiorità dell’artista che vede e traduce in immagine il sentire e l’ispirazione del luogo. È un messaggio prezioso nel nostro tempo che, nutrendo una cultura edonistica,  pare avere smarrito lo spazio per l’interiorità e  trincerato l’individuo nell’immagine esteriore priva di racconto, muta perchè segnata dall’apparenza di un istante.

L’arte di strada, promossa dal Circo sociale, crea un luogo in cui si trasmettono competenze e si favorisce l’espressione creativa delle nuove generazioni. Riunisce le discipline circensi e la drammaturgia creando uno spettacolo che non mira tanto alla performance da ammirare per la sua perfezione tecnica, ma alla bellezza frutto della interazione con il pubblico a partire dalla autoironia e dalla simpatia, ossia dalla “vicinanza” dell’artista che riesce ad ingenerare sogni e il gusto del mettersi in gioco.

È così che i giocolieri si ritrovano a lasciare cascare giù le clave come a scherzare con il pubblico e gli acrobati a scivolare sorridendo per le loro “imperfezioni”, coniugando bellezza artistica ed umanità, professionalità e  divertimento.

La riflessione educativa che sta a monte parte dall’analisi di modelli performativi che hanno pervaso la cultura dei nostri giorni, le trasmissioni televisive ma anche il mondo sportivo, i quali offronto continue performance che ingenerano rivalità e competizione individualista, impoverendo il processo di apertura e di accoglienza del prossimo.

Il palcoscenico in fattoria, invece, creerà spettacoli frutto di competenze che valorizzano i talenti personali uniti a quelli del gruppo, e frutto della cooperazione e dell’interesse per l’altro. È una sfida educativa controtendenza, in quanto si tratta di smontare il mito del successo e della determinazione agonistica a qualsiasi costo.

Attraverso l’arte di strada, in tal modo, si vuole contribuire alla crescita e all’apprendimento di competenze relazionali che faranno, di un ragazzo, una persona rispettosa di se stesso e dei valori comunitari. Chiunque, infatti, può trovare un suo spazio di espressione in quanto nel Circo sociale il ruolo del costumista è pari a quello del contorsionista così come l’addetto alla pulizia è sullo stesso piano del clown.

Danisinni Circus e Museo sociale costituiranno un ulteriore tassello del locale processo di rigenerazione urbana che, però, attende l’azione più incisiva e cioè la ristrutturazione e la riapertura della scuola d’infanzia e dell’annesso consultorio di Danisinni. Il territorio, infatti, da dieci anni attende l’inizio dei lavori dello storico presidio sociale la cui chiusura ha segnato una grave ferita che, oggi, stride con tutto quel che sta accadendo attorno.

Al centro della piazza Danisinni, infatti, questo edificio abbandonato sembrerebbe indicare rassegnazione ed impotenza ma a questo dato di realtà Danisinni non si è mai arreso!

 

15 aprile, di fra Mauro – Un paesaggio altamente suggestivo, un’antica pirrera che tra pareti di calcarenite e modeste abitazioni accoglie la fattoria ed un campo biologico nel cuore di Palermo, a breve farà spazio anche al Circo sociale quale ulteriore tassello dell’officina artistica di Danisinni.

Danisinni Circus, una tenda in cui arte e cultura troveranno un nuovo connubio per formare le nuove generazioni e contribuire al percorso di rigenerazione urbana di cui lo storico Rione da anni è protagonista.

Così come è tipico delle arti di strada, il Circo sociale si colloca quale spazio di comunione, luogo in cui si trasmettono competenze e si favorisce l’espressione creativa delle nuove generazioni. Già dalla fine del secolo scorso le arti circensi ed il teatro di strada sono divenuti fenomeni urbani di portata educativa proponendosi attraverso attività ludico-pedagogiche con il cospicuo coinvolgimento delle nuove generazioni.

Il teatro di strada, in particolare, riunisce le discipline circensi e la drammaturgia creando uno spettacolo che non mira tanto alla performance da ammirare per la sua perfezione tecnica, ma alla bellezza frutto della interazione con il pubblico a partire dalla autoironia e dalla simpatia, ossia dalla “vicinanza” dell’artista che riesce ad ingenerare sogni e il gusto del mettersi in gioco.

È così che i giocolieri si ritrovano a lasciare cascare giù le clave come a scherzare con il pubblico e gli acrobati a scivolare sorridendo per le loro “imperfezioni”, coniugando bellezza artistica ed umanità, professionalità e  divertimento.

L’arte di strada, intuiamo, è capace di contribuire ai processi rigenerativi di un territorio partecipando attivamente all’intervento della Comunità educante che si fa carico delle nuove generazioni. È così che attraverso i laboratori è possibile trasmettere impegno ed autonomia, insieme a condivisione e flessibilità.

La riflessione educativa che sta a monte parte dall’analisi di modelli performativi che hanno pervaso le trasmissioni televisive ma anche il mondo sportivo, i quali offronto continue performance che ingenerano rivalità e competizione individualista, impoverendo il processo di apertura e di accoglienza del prossimo. Si intende proporre, diversamente, la creazione di spettacoli frutto di competenze che valorizzano i talenti personali uniti a quelli del gruppo, e frutto della cooperazione e dell’interesse per l’altro.

Controtendenza, ci rendiamo conto, è la sfida educativa volta a smontare il mito del successo e della determinazione agonistica a qualsiasi costo. Attraverso l’arte di strada si vuole, piuttosto, contribuire alla crescita e all’apprendimento di competenze relazionali che faranno, di un ragazzo, una persona rispettosa di se stesso e dei valori comunitari.

Chiunque, infatti, può trovare un suo spazio di espressione in quanto nel Circo sociale il ruolo del costumista è pari a quello del contorsionista così come l’addetto alla pulizia è sullo stesso piano del clown. È la circolarità di espressione a fare di quest’arte un mondo educativo di particolare valore per i nostri giorni, capace di restituire criteri di prossimità e di inclusione, unicità ed appartenenza. La piattaforma relazionale, costituita dall’ambiente e dalle persone che lo abitano, crea una base comunicativa capace di coinvolgere artisti con tutto il team e lo spettatore, così come i ragazzi che andranno a frequentare i vari labortarori.

Che sia un sogno che inizia a prender forma? A Danisinni abbiamo imparato a sognare insieme e a scoprire che i sogni condivisi pian piano diventano realtà!