Cosa unisce gli uomini? Quale legame è possibile e quale relazione desideriamo costruire? Nemico del perdono è l’orgoglio, male che divide la specie umana è l’ego!
Il legame interessato, la cordialità formale tipica del potere, l’amicizia costruita sulla menzogna e cioè sul timore di essere sinceri, sono espedienti di vita che non resistono alle intemperie della storia e prima o poi si risolveranno nel tradimento, nell’indifferenza o nella guerra intestina.
Costruire rapporti nella diversità è la grande sfida del nostro tempo che tende a uniformare o altrimenti eliminare ogni differenza.
Gli standard di mercato non ammettono la libertà di espressione e la generazione 2.0 cresce sotto la spinta di un costante bombardamento che etichetta chi esce fuori dal coro. È pertanto che parlare di legami oggi sembra anacronistico e ancora di più intenderli quale frutto della comunione e cioè del dono gratuito.
Quando il racconto della Creazione si sofferma sulla fecondità propria della creatura, maschio e femmina, creata ad immagine di Dio, in sintesi esprime la capacità di incontro frutto dell’accoglienza e della reciproca custodia. È la fecondità propria della maternità e della paternità di chi si prende cura dell’altro senza per questo averlo generato biologicamente. L’amore è connotato dalla gratuità e non è misurabile a seconda del contraccambio che può ottenere, chi ama è già felice di farlo.
La pagina del Vangelo di questa domenica (Mt 18, 15 – 20) mostra come l’interesse per il bene altrui deve muovere i rapporti autenticamente umani. Se l’altro compie una colpa, allora, è da accostare per donargli la Parola di luce e, così, guadagnarlo al Cielo. Non si tratta della correzione di chi si sente giusto o della vendetta di chi è stato offeso, ma della premura di chi comprende l’importanza della comunione e si spende affinchè l’altro possa ottenere in pienezza la felicità.
Di fronte alle possibili resistenze altrui Gesù rincara la dose invitando i discepoli a trattarlo come se fosse un pagano o un pubblicano. Non è la logica di esclusione a reggere l’indicazione del Maestro ma quella dell’accoglienza disinteressata, la stessa che Lui ha manifestato mangiando con pubblicani e peccatori.
Gesù cerca le pecore perdute e non quanti si ritengono “giusti”, si lascia contaminare da loro e proprio per questo sarà etichettato come un peccatore e, successivamente, trameranno di ucciderlo. Questa vicinanza, però, contagerà l’interlocutore e il più delle volte si convertirà aprendosi al dono di Dio. Proprio loro “vi precederanno” dice il Signore, riconoscendo il merito di chi umilmente ha consegnato la propria esistenza all’amore.
Ne scaturisce la capacità di legare e di sciogliere, il potere proprio del Cielo che si regge sulla misericordia. È il legare proprio di chi continua ad amare nonostante tutto, malgrado la fatica dei giorni e le ripetute incomprensioni. È il legame di chi non consegna il potere sulla propria vita al male e quindi rimane fedele fidandosi di Dio malgrado le ferite nel cammino.
Scioglie dalle catene chi è capace di perdono e di interesse per l’altro, non ingabbiando il peccatore dentro le sue colpe. La misericordia, infatti, non agisce per senso di colpa o per paura ma è mossa dalla gratitudine e, casomai, dal pentimento.
È possibile camminare nella via tracciata da Cristo solo quando finalmente ci si arrende abbandonando ogni pretesa onnipotenza, e si scopre che l’amore che il Padre ha per ciascuno è frutto del Suo riconoscere in ogni creatura un figlio da amare e con cui condividere il Cielo.
L’equivoco sta nel fatto che molti continuano a combattere per conquistare la terra e accumulare quel che ha la durata di un giorno.