Un talismano o un oracolo espresso da un sedicente fattucchere per molti diventa direzione di vita e garanzia per stare nel cammino quotidiano ancorandosi a un qualcosa di misterioroso. Queste pratiche vorrebbero essere un surrogato del sacro a cui aspira in profondità ogni essere umano.
In realtà tutti vorremmo conoscere Dio e avere risposte da Lui, eppure tale ricerca tradisce la pretesa di piegare il Cielo alle proprie richieste. La Parola, invece, diventa scomoda perchè impone di uscire dalle proprie zone di comfort e di lasciare ogni compromesso garantista.
Il dire di Dio penetra interiormente provocando l’esistenza dell’uomo, separa da ciò che è male e chiede il distacco e una scelta radicale a chi desidera seguirlo, ma ciò è per raggiungere in pienezza la felicità, l’amore senza riserve.
Oggi assistiamo a tanti proclami, posizioni ideologiche, critiche facili, piedistalli su cui ci si erge magari stando in comode poltrone davandi ad un display, ma entrare nel vivo delle questioni e spendersi per una causa è un’altra storia.
Non basta sapere le cose, così come per Pietro non sarà sufficiente riconoscere che Gesù è il Messia atteso, piuttosto è necessario mettersi in cammino dietro di Lui come ricorda il Vangelo di oggi (Mt 16, 21 – 27). L’intellettualismo dei nostri giorni, invece, palesa una grande schizofrenia e la vita tradisce quello che la conoscenza direbbe di credere.
Dopo la professione di fede di Pietro ecco che Gesù inizia a rivelare cosa significherà la sua missione messianica. Oltre agli impedimenti e alle ripetute persecuzioni, arriverà a subire la condanna finale in quella città che “uccide i profeti”. Così verrà indicata Gerusalemme e tutti i luoghi della terra in cui il Bene viene osteggiato dalla logica dei potenti.
Penso alla nostra città, a Palermo che ha visto tanti martiri, uomini uccisi perchè stavano perseguendo i valori della giustizia, dell’onestà, del rispetto e della dignità di ogni cittadino. O, ancora, ai roghi di questi giorni in cui migliaia di ettari di boschi sono stati mandati in fumo così come, ieri, l’impianto del termovalorizzatore di Trapani che avrebbe permesso di ricavare energia elettrica dalla combustione dei rifiuti producendo risorse ed economia nel rispetto dell’ambiente.
Il bene comune viene ancora oggi ferito e perseguitato dai potenti che cercano di difendere il proprio tornaconto a discapito degli altri. È questa la logica che Pietro dovrà combattere e, per farlo, dovrà cambiare prospettiva e convertirsi al modo di agire proprio del Cielo.
Nella pagina del Vangelo lo troviamo impegnato nel tentativo di correggere la “necessità” di un cammino che non è trionfalistico ma di costante rifiuto. Cosa vuole evitare Pietro? Perchè tira in disparte Gesù per farlo ragionare?
Forse vorrebbe salvargli la vita, quella terrena almeno, e ciò diventa motivo di ostacolo: Pietro pensa che Gesù seguendo la direzione della spoliazione fino alla morte in croce perderà tutto senza compiere, così, la volontà di Dio!
In realtà il Maestro affermerà che chi perderà la propria vita per causa sua la troverà, è la causa dei deboli, il vivere secondo giustizia, è il farsi servi di tutti.
È una logica garantista quella che guida la riflessione di Pietro. Lui desidera mantenere il potere, seguere il Maestro e al contempo non abbandonare la mentalità di prima secondo il criterio della convenienza.
La proposta, invece, è quella di prendere la propria croce ogni giorno e seguire il Maestro. C’è un quotidiano che diventa luogo della fedeltà alla propria missione e non è dato di cambiare la storia come se ciascuno avesse una bacchetta magica. Piuttosto è possibile fidarsi oltre ogni intemperia riconoscendo che la croce di Cristo ha sconfitto ogni male e finanche l’antico avversario.
Pietro imparerà a fidarsi e a non scandalizzarsi, quando riconoscerà la propria debolezza, quando avrà fatto esperienza che da solo non è capace di nulla, quando finirà di imporre le proprie soluzioni e guarderà il Signore lasciandosi trasformare dal suo amore.