Se potessimo chiudere gli occhi e magicamente riaprirli scoprendo che, tutto ad un tratto, la pandemia è finita sarebbe davvero straordinario. Il dato di realtà, piuttosto, ci ricorda che la vita dell’umanità è in pericolo e ciascuno sperimenta l’impotenza di fronte ad un male che è stato capace, nel giro di poco tempo, di fermare il mito del superuomo insieme al suo potere economico e ha costretto ciascuno di limitare la propria libertà d’azione nell’arco dei pochi metri quadri della propria casa. Se qualcuno ci avesse pronosticato questo scenario, appena qualche mese fa, l’avremmo certamente considerato delirante ma, oggi, dobbiamo ricrederci!
L’esperienza di estrema fragilità individuale e di precarietà nelle prospettive future chiede ai nostri giorni di ripensare il vivere umano cogliendone l’interconnessione con il clima e l’ambiente, senza dare più spazio a logiche di profitto che guardano il guadagno immediato senza alcuna valutazione sulle conseguenze. Decenni di sfruttamento del pianeta e di inquinamento senza misura hanno ulteriormente indebolito il genere umano e ferito reiteratamente il mondo che ci accoglie.
Se da un lato ci siamo fermati troppo bruscamente ora abbiamo bisogno di dare significato a questo tempo che fin dall’inizio ha fatto paura perchè troppo vuoto ma che, di fatto, può rilevarsi assai prezioso per ripensare a quel che siamo.
Tale lettura per riflettere sul nostro oggi e, quindi, porre le basi per il domani trova nell’ascolto della Parola il luogo privilegiato in quanto essa è capace di restituire verità all’agire umano. Meditarla come Comunità di popolo, ossia come Chiesa che riceve e medita al suo interno la Parola, permette di riconoscerne la luce e, dunque, di decifrare il quotidiano.
In questa domenica ci viene presentato il Vangelo della Samaritana (Gv 4, 5 – 42), si tratta dell’incontro tra Gesù e una donna che nell’ora più calda del giorno si reca al pozzo di Giaccobbe per attingervi l’acqua. Un momento insolito e proibitivo per l’alta temperatura, eppure lei esce proprio a quell’ora e ciò tradisce il suo intento di nascondersi dallo sguardo dell’altro.
È proprio lì che Gesù la incontra, Lui si fa trovare dove l’umanità si sente più ferita e pertanto inerme. Lei, chiaramente, rimane disorientata perchè un giudeo le rivolge la parola e, addirittura, le chiede da bere.
Sa bene dell’inimicizia che intercorre tra i due popoli e come i samaritani venivano considerati impuri e traditori dai giudiei. Con la sua dialettica cerca di sfidare e verificare le intenzioni del misterioso interlocutore e Gesù incredibilmente si pone in suo ascolto. Le manifesta che conosce le ferite che porta dentro, sa che la sua vita è andata dietro a molti mariti ma da nessuno di essi è stata custodita e amata. Svela, dunque, la sua solitudine, la mancanza di legami significativi e la vergogna perchè ciò è divenuto motivo di nomea sociale, secondo la mentalità del tempo. Lei è stata usata e abbandonata più volte, forse si era illusa che un uomo avrebbe potuto appagare la sua sete ma, di fatto, è rimasta sola e bisognosa.
L’incontro con Gesù la destabilizza perchè Lui le rivela che è la fonte di acqua viva parlandole del volto di Dio, l’unico a potere acquietare la sete dell’animo umano. La Samaritana si è sentita riconosciuta dalla sguardo di Gesù e dal suo entrare in relazione con lei.
Un’esperienza inedita per chi aveva dovuto mendicare per tanto tempo l’affetto altrui. Ora non ha più bisogno di attingere al pozzo, lascia la brocca e fugge nel villaggio per annunciare il dono ricevuto. Diventa discepola di quella Parola e altri accorreranno per conoscere il Maestro che la dona.
In questi giorni stiamo riscoprendo il peso delle parole: anche se a fatica stiamo facendo silenzio fermi nelle nostre case e ci stiamo disponendo in ascolto. È venuta meno la corsa frenetica degli impegni quotidiani, il tempo produttivo ha perso il suo valore e sta emergendo il senso del tempo, e ai bisogni compulsivi da soddisfare senza particolare riflessione si sta dando spazio al desiderio e a quel che davvero conta nella propria vita.
Il tempo della prova sta diventando l’occasione della visita, perchè è Dio a muoversi per incontrarci lì dove siamo, nei luoghi più reconditi e bui. Non ha valore ripiegarsi nel piagnisteo disperato o nella euforia per non sentire, ma questo è tempo prezioso per ascoltare come il Cielo parla alla nostra vita.
Un giorno dall’alto della croce Gesù tornò a chiedere da bere, era rivolto al Padre ma al contempo quella domanda si apriva all’umanità intera. L’amore da sempre accolto dal Padre ora diveniva desiderio, ulteriore, di condivisione con ogni persona ed in particolare con quanti sono più oppressi e feriti dalla solitudine di questo mondo. Il Maestro stava portando a compimento la sua missione facendosi pane spezzato per tutti, e da allora ognuno può nutrirsi per lasciarsi guarire e trasformare da quel cibo che fa nuove tutte le cose.
La Parola e la vita di Gesù diventano un tutt’uno nella esistenza dei discepoli e a ciascuno è dato di aprire lo sguardo al Cielo per accogliere il dono gratuito senza più resistervi. Ancora una volta ci viene ricordato che alla riluttanza dell’uomo e al conseguente smarrimento, Dio risponde infaticabilmente con la sua misericordia.