Nel cammino quotidiano abbiamo bisogno di scoprire quale relazione regge la nostra esistenza e su cosa poggiare ogni cosa per continuare a camminare. Abbiamo bisogno di venire fuori da rapporti schiavizzanti, da relazioni di dipendenza che impediscono l’ascolto ed il desiderio proprio della fede.
La fede, infatti, è desiderio. Ben altra cosa sono i rapporti basati sulla brama di conoscere per possedere l’altro, come se questo fosse davvero possibile!
La fede è intuizione, apertura al mistero, riconoscimento che ogni cosa nella sua essenza è indicibile e di fronte alla presenza di Dio occorre semplicemente tacere.
la fede scaturisce dall’ascolto, dal fare spazio dentro di sé affinchè la presenza dell’Altissimo possa trovare una breccia per raccontarsi.
Nelle pagine del Vangelo (Lc 8, 40-48) troviamo l’incontro di una donna, afflitta da continue emorraggie per dodici anni, che si reca presso Gesù. È la storia di una persona morente, indebolita dalla sua storia e dall’avere poggiato la sua fiducia su tanti medici che l’hanno spogliata dei suoi averi. Forse il potere economico, per lei, era stato considerato quale fonte di vita o forse aveva pensato di potere comprare la guarigione dal suo male. Ora però si trova a cercare di toccare Gesù, il Rabbì del quale aveva sentito parlare.
La folla fa ressa sul Maestro ma nessuno lo tocca con fede, nessuno si appoggia a Lui per divenirne discepolo. In tanti sono alla ricerca di riconoscimento, magari di importanza da ottenere attraverso quella figura così originale che in quegli anni attraversava la Palestina.
Lei è audace, sa che avrebbe dovuto rimanere estranea alle pubbliche assise, perchè era immonda e ncosì facendo avrebbe contaminato altri. La sua ferita diventa motivo di esclusione sociale così come accade a tanti che sono marginalizzati perchè diversi dai “potenti” di turno.
Lei è fragile e questa vulnerabilità diventa l’occasione per aggrapparsi totalmente a Gesù. Tocca il lembo del Suo mantello, è il gesto del discepolo e cioè il tenersi di chi sta dietro ad un altro perchè non ha in sé la soluzione per la propria vita.
Sorprende scorgere come Gesù voltandosi la chiami a venire fuori, è una richiesta rischiosa perchè avrebbe comportato rischiare la propria vita. Eppure lei fa la sua professione di fede manifestando a tutti la sua storia che però, ora, è stata visitata dal Maestro.
Gesù la chiamerà figlia, come a mostrare che la fede apre alla relazione filiare col Padre, quel rapporto di intimità a cui accede chi conosce il Figlio e, accogliendolo, viene guarito fino a diventare Corpo di Cristo e figlio dell’unico Padre.
È l’esperienza della Chiesa, comunità in cammino che nasce dall’accoglienza del Dono di Dio.