Diritto d’asilo
La visita del Presidente del Senato domenica 20 gennaio è stato un segnale eloquente per la Comunità di Danisinni. Poco dopo la celebrazione Eucaristica la signora Casellati è arrivata nella Fattoria comunitaria ed ha sostato in mezzo a quell’inedito paesaggio urbano rimanendo in ascolto di quanto le veniva raccontato e, ancor prima, rimanendo in ascolto di quel contesto naturale all’interno dello storico Rione. È rimasta particolarmente affascinata dal murales della condivisione realizzato sull’abside della chiesa Sant’Agnese che si affaccia in fattoria.
L’immagine è ritratta dalla vita ordinaria, una coppia che porta i segni della fatica per il lavoro quotidiano e che seduta a mensa condivide il pane necessario per la vita. Una scena che rimane aperta, come ad invitare altri commensali a tavola, affacciandosi sull’umanità che ogni giorno viene ad abitare la fattoria. Lì bambini e pensionati interagiscono dedicandosi all’accudimento degli animali o al gioco, nel mentre che tanti altri volontari, tra cui alcuni in semilibertà, si dedicano alla coltivazione dell’orto o a cucinare.
È il racconto di Danisinni a rendersi, da sé, speciale proprio perchè frutto di stenti e passione, di limiti e generosità, impedimenti e vie inedite che germogliano dalla fiducia nell’agire comunitario. “Nulla è scontato qui a Danisinni” raccontavamo alla Presidente e, proprio per questo, tutto è meraviglia o, altrimenti, tutto è resistenza e capacità di fronteggiare l’ordinario senza lasciarsi sopraffare.
Certo siamo inquietati, oggi, dalla sopraffazione che ha coinvolto i centoventi migranti morti al largo di Tripoli e questa notizia ci rende ancora più responsabili rispetto alla preziosità del tempo e del non potere sciupare un solo attimo della nostra vita. Ogni ripiegamento su se stessi, apprendiamo ancora, può costare la vita ad un altro. Disinteresse e indifferenza non possono avere patrocinio nella nostra terra e in specie nella Comunità di Danisinni, ed è anche per questo che siamo tornati a raccontare dell’importanza di riavere l’asilo nido per le nuove generazioni.
Dopo undici anni di lunga attesa è tempo di riappropriazione e di restituzione di dignità ai piccoli del nostro territorio. Riconosciamo come una profonda ingiustizia il mantenimento dell’edificio ammalorato che fino al decennio scorso dava la possibilità ai bambini di ricevere accudimento e didattica appropriata per il sostegno delle famiglie. Innumerevoli riunioni in questi anni attendono risposta, conferenze di servizio concluse con promesse ed ipotesi ma ancora nulla di fatto!
Siamo fiduciosi e il dialogo con l’Amministrazione locale a breve porterà a decidere il da farsi: ristrutturare l’edificio fatiscente oppure abbatterlo per riedificarne uno più adeguato ad accogliere l’asilo e il consultorio familiare annesso. Il progetto sarà frutto di una valutazione strategica per garantire, nel minor tempo possibile, i diritti dei più piccoli dello storico Rione.
Questa priorità, ci rendiamo conto, potrebbe destare poco interesse a chi vede la crescita di una Città in base all’immagine estetica di tendenza o alla produttività in termini economico-commerciali. Secondo una politica miope i piccoli e le periferie urbane hanno poco a che fare con l’immagine da mostrare o con il profitto in termini economici o, al massimo, potrebbe essere luogo di attrattiva per un’inclinazione radical chic che ha poco a che fare con i cambiamenti sostanziali di un territorio.
Ripartire dal “diritto d’asilo” è una priorità in quanto restituisce cittadinanza alle nuove generazioni di Danisinni che, altrimenti, continuerebbero a rimanere emarginate dal resto della Città perché incapaci di inserimento scolastico una volta giunti alla scuola dell’obbligo considerato che, fino a quel momento, hanno frequentato la scuola della strada.
Oltre ad essere un contro messaggio, l’edificio abbandonato nel centro della piazza Danisinni, nel mentre che la Comunità ha avviato un processo di rigenerazione urbana, il plesso è anche il segno di una mancata strategia di prevenzione proprio perché la prima conseguenza è la dispersione scolastica e, a seguire, le condotte devianti.
Continuare a sciupare il tempo significa, dunque, strappare i sogni ad un’intera generazione senza possibilità di riscatto. E, in taluni casi, appare assurdo continuare ad assistere ad un interesse nei confronti dei minori solo quando entrano nel circuito penale!
Tornano in mente le parole del Vangelo domenicale collocato all’interno di una festa nuziale. La coppia che festeggia rimane senza vino e, pur rimanendo ignara, trova chi si rende conto di questa grave mancanza che potrebbe spegnere la gioia della festa, l’ebbrezza di un’esistenza. L’esperienza del limite, in quel caso, diventa opportunità per disporsi in ascolto e trovare una via nuova, che non prevede calcoli ma fiducia.
La nostra Comunità non si ferma innanzi alle apparenze, guarda oltre perchè ha imparato a fidarsi del Cielo.